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Dott. Angelo Villa

Psicoterapeuta

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“Se non conoscerà sé stesso…”

2024-03-22 00:00

di Matteo Cacciatore

FORT-DA numero 2/2024,

“Se non conoscerà sé stesso…”

di Matteo Cacciatore

Introduzione

 

È consuetudine popolare, accademica e clinica pensare al mito di Ovidio come a colui che innamorato solo di se stesso rifiutò gli altri tanto da spingersi alla morte, tanto fosse innamorato di sé stesso. Anche l’epistemologia clinica sembra essersi allineata a questa lettura popolare, in cui il soggetto narcisistico altro non è che colui che incentra ogni aspetto di grandiosità e valore su sé stesso svalutando gli altri.

 

Prendendo in esame i cluster diagnostici del DSM-5 leggiamo:

- Un modello persistente di grandiosità, necessità di adulazione, e mancanza di empatia
- Senso di grandiosità
- Preoccupazione con fantasie di successi senza limiti, influenza, potere, intelligenza, bellezza, o amore perfetto
- Convinzione di essere speciali e unici e di doversi associare solo a persone di altissimo livello
- Un bisogno di essere incondizionatamente ammirati
- Una sensazione di privilegio
- Arroganza e superbia

 

Ciò che troviamo nel DSM-5 parrebbe essere l’identikit del personaggio scritto da Ovidio, un individuo che disprezza e sminuisce il valore e l'esistenza dell’altro per amare e riconoscere solo sé stesso.
Ma se torniamo al mito vi è un particolare, una frase, così come accadde a Edipo, che diventa destino; questo breve articolo si focalizzerà sul valore strutturare di questa frase, di questo significante.

 

Dall’Io costituente all’io costituito

 

“Se non conoscerà sé stesso” , è questa la frase che Tiresia pone come risposta alla domanda postagli dalla ninfa Lirìope se il suo prossimo nascituro che avrà il nome Narciso “avrebbe visto giorni felici e una tarda vecchiaia”


Narciso nasce, cresce e muore senza mai aver conosciuto sé stesso, privato dell’esperienza della sua immagine riflessa fino al momento della sua morte. Accadde infatti che un giorno uno dei tanti amanti disprezzati da Narciso invocò vendetta:

 

“Che possa innamorarsi anche lui e non possedere chi ama!" e che la dea Rammunte accolse le sue preghiere spingendolo con l’inganno dinnanzi unafonte d’acqua cristallina, così limpida da potersi specchiare, potersi guardare. Alche Narciso
ingannato da quell’immagine riflessa e scambiando se stesso per un altro domandò chi egli fosse, ma un altro inganno lo raggiunse, Eco, la Ninfa che la dea Era aveva maledetto e che Narciso scaccio tra i tanti amanti rifiutati, rispose ripetendo le ultime parole udite “sei”.

 

Passarono le ore, a ogni domanda di Narciso fu Eco a rispondere, a ogni grido di sofferenza e dolore fu Eco a soffrire e rispondere con dolore, fino a quando Narciso nel tentativo più disperato di
raggiungere l’immagine da lui amata si gettò nel lago morendoci dentro. Anche dopo la morte all’interno del fiume Stige, Narciso tentò di rincorrere quell’immagine sfuggevole.
Nel 1913 Freud pubblica “Introduzione al narcisismo”, nel quale afferma come la meta (Ziel) della pulsione libidica (Trieb) incapace di agganciarsi a un oggetto (Objekt) esterno rimane fissata sul soggetto che l’ha prodotta, differenzia le due vie dell’Io, in Io ideale e ideale dell’Io.
Per Freud l’Io è innanzitutto corpo, soma, diventa un’ istanza psichica solo in un secondo momento,  per mezzo di un oggetto al quale la pulsione andrà a agganciarsi e a dare una rappresentazione.L’Io ideale parrebbe quella condizione pre-oggettuale che precedendo qualsiasi investimento sull’oggetto da parte del soggetto non permette una separazione tra i due, non ci può essere investimento libidico se non c’è separazione. L’ideale dell’Io poggia invece il suo desiderio sulla rappresentazione dell’Io, la libido è investita su un oggetto permettendo a soggetto e oggetto di separarsi.
Seguendo la concettualizzazione freudiana, in Narciso non vi sarebbe stata una separazione libidica dal proprio Io sufficiente per permettere alla pulsione di spostarsi su un altro oggetto, di riconoscere uguale bellezza e desiderabilità in un altro diverso da lui. Rifiuta ogni amante che lo desideri, fino a quando non incontra il suo Io riflesso in una pozza d’acqua, così inebriato da sé stesso da darsi la
morte. La teorizzazione freudiana e l’ateoreticismo del DSM si accomunano nell’analizzare le dinamiche e i fenomeni narcisistici, in cui il focus è un Io senza desiderio o volontà di entrare in relazione con un altro.
Sia Freud che il DSM concettualizzano l’Io come un ente ontico strutturalmente costituente, dove prima c’è Io e poi l’altro, dove vige esclusivamente il piacere verso sé stessi.
È in Lacan che lo statuto dell’Io cambia, da costituente diviene costituito.
Per Lacan l’io (moi) è sempre costituito, non esiste corpo che non sia visto e definito dallo sguardo edalla voce dell’altro.
Se provassimo a metterci in piedi e a guardarci noteremo subito che ciò che vediamo non è il nostro corpo nella sua interezza ma solo parti parziali di esso, le nostre braccia, le nostre mani, il busto ecc e sicuramente non il nostro viso. Eppure il nostro viso e il nostro corpo lo conosciamo, abbiamo fatto esperienza di esso, ne abbiamo fatto esperienza perché qualcun’altro, nostra madre o nostro padre, ci ha guardati e ci ha nominati.
Nel 1936 Lacan introduce la fase dello specchio, in cui tra i 6 e i 18 mesi il bambino inizia a fare esperienza di sé guardandosi nello specchio, si riconosce e inizia a costituirsi il nucleo dell’io (moi) attraverso la sua immagine riflessa, per mezzo di qualcosa (specchio) e qualcuno (Altro) che gli dice “Tu sei questo”.
Questo moi si costituisce perché è l’altro a definirlo, a darne un significato, “che bella boccuccia”, “hai gli occhi di tua madre e le labbra di tuo padre” ecc. Perché il soggetto si possa costituire sguardo e parola devono passare dall’altro immaginario della rappresentazione e dall’Altro simbolico del significante.


Nei seminari X e XI, Lacan, a differenza di Freud, teorizza che la prima pulsione trae origine dallo sguardo e non dall’oralità, la prima pulsione è la pulsione scopica.

 

immagine1.jpeg

S: Soggetto A: Altro
I: immagine speculare i(a): Immagine reale
į’(a): Immagine virtuale
– φ: fallo a: X

Nello schema ottico troviamo a sinistra il soggetto dell’immagine reale, il corpo biologico del soggetto. Questo “reale” del corpo biologico viene rispecchiato dall’(a)ltro che gli rimanda una forma, “Tu sei questo” ed è attraverso questa interazione che il soggetto della pulsione (Je) ricava la sua forma (moi). La pulsione trova nello speculare della sua immagine riflessa l’objekt su cui scaricarsi, ma al contempo questa immagine riflessa che da forma alla pulsione viene nominata da un significante che, per sua struttura, non potrà che essere un significante non per il soggetto ma bensì per un altro significante. In questo modo simbolico immaginario e reale sono topologicamente annodati tra loro, permettendo al soggetto di esistere come ente psichico, ente identitario e ente corporeo; nel momento in cui qualcosa nell’annodamento non regge, non c’è tenuta tra i tre registri il destino della pulsione è la morte.
Da chi è visto Narciso? Da tutti e da nessuno. Nel mito di Ovidio nessuno rimanda a Narciso la forma del suo corpo, nessuna voce ne dà una rappresentazione. Tutti se ne innamorano e lo ammirano, ma nessuno rimanda a Narciso “Tu sei questo”. La sua i(a) non trova corrispondenza in nessuna į’(a), il suo corpo non è rimandato a nessuna forma, la fase dello specchio non esiste, il significante non si articola in nessun discorso e la pulsione selvaggia ha il suo movimento verso la morte.

 

Conclusione

Il corpo di Narciso è stato privato, per via del significante “Se non conoscerà sé stesso” detto alla madre, di costituirsi in una forma, l’essere stato privato di uno specchio non ha permesso a Narciso di identificarsi un una immagine e avere una rappresentazione di Sè (altro) e di esistere attraverso l’Altro. Privato di questa esperienza fondante Narciso ha creduto che Eco e la sua immagine riflessa fossero un unicum, egli non si innamora di sé stesso fino a darsi la morte poiché egli stesso non sa chi esso sia. Povero Narciso non conosci te stesso….

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