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Dott. Angelo Villa

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La psicosi ordinaria nelle crepe della società post moderna

2024-07-19 02:33

di Silvestro Lo Cascio

FORT-DA numero 3/2024,

La psicosi ordinaria nelle crepe della società post moderna

La psicosi ordinaria nelle crepe della società post moderna di Silvestro Lo Cascio

Introduzione   

La psicosi ordinaria può essere considerata una categoria clinica lacaniana pur non essendo una categoria di Lacan. Miller, nel 1998, elabora il costrutto di psicosi ordinaria ispirandosi a quello che Lacan aveva fatto con la “passe” della quale ne aveva dato solamente un abbozzo di definizione, proponendo invece di sperimentare per vedere, per questo, secondo Miller, la psicosi ordinaria può essere intesa come una definizione après-coup. La psicosi ordinaria introduce il terzo escluso dalla rigida castrazione binaria nevrosi-psicosi collocandosi in una posizione più vicina al versante della psicosi. La psicosi ordinaria non essendo una categoria oggettiva risulta difficile da riconoscere e, solo dei piccoli indizi, possono fungere da indicatori. Per Miller (2009) si tratta quindi di una categoria epistemica e non oggettiva. 

 

Nevrosi e psicosi

La base comune tra nevrosi e psicosi è l’immaginario e, lo stadio dello specchio è la prima struttura del mondo primario del soggetto. Il mondo primario è il modo come si costruisce grazie a un’astrazione del linguaggio. É a partire da questo momento che Lacan struttura la psicosi descrivendola come “un disordinato desiderio della madre” verso il bambino, ovvero “la follia è il mondo primario”. 

Nel secondo tempo di questa costruzione arriva nel mondo immaginario l’ordine Simbolico. Si può allora affermare che nella struttura lacaniana con l’introduzione del Simbolico (Linguaggio, Nome del Padre) si stabilizza l’instabile mondo immaginario. Il significante Nome del Padre ha come conseguenza un segno (-) di godimento. La psicosi viene intesa come assenza del Nome del Padre e assenza del fallo castrato. La clinica delle psicosi per Lacan (1955/56) è costituita da un eccesso terrificante del Reale ed è solo l’azione del Simbolico che può negativizzare il Reale. Nelle psicosi ciò che ritorna non è il rimosso bensì il Reale, quello che non è stato simbolizzato, che il soggetto non può riconoscere e che viene vissuto come esteriorità traumatica. Nella psicosi il soggetto perde la propria soggettività che rimane forclusa e alienata. La psicosi si caratterizza quindi per una disattivazione del Simbolico. 

 

Nome del padre come predicato

Miller rifacendosi all’ultimo insegnamento di Lacan caratterizzato dall’idea che “l’ordine Simbolico è un delirio” e che di conseguenza dare un senso è delirante in quanto la vita stessa non ha nessun senso, sottolinea un cambiamento di statuto del Nome del Padre, che da nome proprio diventa predicato, ovvero un sostituto sostituito, sostituendosi al desiderio della madre e imponendo il suo ordine al delirio della madre. Per Miller, il Nome del Padre è come una sorta di Compensatory Make Belive (CMB) che può, in alcuni casi, contribuire a non far precipitare il soggetto nel vuoto psicotico. Per esempio, il Nome del Padre come predicato, potrebbe essere l’appartenere a una determinata associazione di prestigio, svolgere un lavoro piuttosto che un altro, ma anche avere un corpo o un oggetto che rientri nei parametri che la società impone schierando l’esercito martellante della pubblicità.

            

 

Psicosi ordinaria

Per comprendere il fenomeno della psicosi ordinaria può essere utile ricordare anche il costrutto di “psicosi bianca” di Andree Green (1992), che la descrive come una “psicosi senza psicosi” dove l’assenza degli elementari fenomeni psicotici maschera la gravità della struttura inducendo il clinico a commettere errori diagnostici. Nella psicosi bianca il soggetto, caratterizzato da una condizione esistenziale congelata, rimane siderato in un invischiamento confusivo con l’altro materno. Ma ritorniamo alla psicosi ordinaria che, secondo Miller è “una psicosi che non si manifesta fino al suo scatenamento” e, quando non si può provare che si tratta di una psicosi straordinaria, non resta che mettersi alla ricerca dei minimi indizi, forse proprio come in un romanzo giallo dove occorrono tre indizi per fare un colpevole. Miller, ci suggerisce che la clinica della psicosi ordinaria è una clinica molto delicata e che risiede in “un disordine provocato nella più intima giuntura del sentimento della della vita del soggetto” (Lacan, 1974). Questo disordine si situa e si mimetizza nel modo in cui si percepisce il mondo circostante, nel modo in cui si percepisce il proprio corpo e nel modo in cui ci si rapporta alle proprie idee. Ma occorre fare attenzione, perché in relazione a quanto appena scritto, anche il soggetto isterico sente il disordine con il proprio corpo e il soggetto ossessivo sente il disordine con le proprie idee. 

 

Vorrei adesso azzardare a dire che, per comprendere le psicosi ordinarie, potremmo prendere in prestito, per questa breve dissertazione, alcuni meccanismi dell’arte moderna descritti magistralmente da Zizek (2018), dove il dentro e il fuori non coprono mai l’intero spazio, lasciando uno spazio terzo che si perde nella divisione dentro e fuori, uno spazio terzo che coincide per esempio con gli interstizi presenti nelle abitazioni umane (fognature, escrementi, spazi ristretti tra pareti e pavimenti dove passano cavi, tubi ecc.) di cui tutti ne siamo a conoscenza ma che non accettiamo la loro esistenza. Ebbene, così come nell’arte moderna, la psicosi ordinaria potrebbe essere quello spazio terzo che non rientra nella divisione netta tra nevrosi e psicosi difficile da vedere e da cogliere. Occorre allora andare a ricercare gli indizi tra questi interstizi nascosti dai quali al minimo guasto o rottura potrebbe emergere uno scarto reale traumatico e irrappresentabile. Soffermarci quindi su questi interstizi per arrivare a quel disordine nella più intima giuntura del sentimento della della vita del soggetto. Miller a proposito di indizi ci suggerisce di andare alla ricerca di tre importanti esternalità:

 

Esternalità sociale: ovvero qual’è il posto al sole del soggetto? Come si identifica nella società in cui vive, se ha una funzione sociale, per esempio se è inserito nel mondo del lavoro, dell’associazionismo, dello sport e così via. A volte un indizio utile potrebbe essere quello di notare che il soggetto si caratterizza per una relazione negativa con la sua identificazione sociale e che fa fatica a conquistarsi il suo posto al sole. Ma possiamo trovarci anche nella situazione in cui determinati soggetti sembrano ben inseriti nella società, per esempio possono identificarsi in maniera eccessiva alla loro funzione sociale o amare alla follia il lavoro che svolgono al punto di considerarlo l’unica ragione per quale valga la pena vivere, in questi soggetti la perdita del lavoro potrebbe scatenare una psicosi ordinaria. Il lavoro, ma anche l’appartenenza a una determinata associazione, possono rappresentare per la psicosi ordinaria gli unici principi. In questi casi estremi il Nome del Padre come predicato funge da Compensatory Make Belive (CMB) ma una volta venuto meno il soggetto precipita nel vuoto.  

 

Esternalità corporea: parafrasando Lacan abbiamo un corpo che fa di testa sua, come nel caso dell’isteria ma anche nel corpo maschile. Nella psicosi ordinaria bisogna andare ancora oltre e ricercare quel disordine più intimo, quello sfasamento con cui il soggetto tiene il proprio corpo stretto a sé. Ci sono casi in cui il soggetto ha un estremo bisogno di mezzi artificiali per tenere insieme il proprio corpo che deve modificare con piercing o con tatuaggi estremi, che non hanno funzione di bordatura del vuoto centrale della Cosa, come avviene invece nell’arte. In questi corpi totalmente tatuati non c’è velatura ma esibizione. Nella psicosi ordinaria, diversamente dell’isteria che è sottomessa alla limitazione, non c’è nessun limite al godimento del corpo che viene offerto alle mode del momento (anche alle più estreme) pur di tenerlo stretto e non farlo cadere a pezzi.

 

Esternalità soggettiva: nella psicosi ordinaria c’è esperienza di vuoto, vacuità, godimento, c’è dell’Uno, e come sappiamo l’Uno è l’unico numero che moltiplicato per lo stesso numero fa sempre Uno come risultato. Non c’è mancanza a essere, non c’e desiderio dell’Altro ma ci si trova davanti a un vuoto incolmabile da riempire con oggetti (sessuali, tecnologici, droghe ecc.). L’oggetto prende il posto del soggetto. Nella psicosi ordinaria l’identificazione non è mai simbolica ma reale. Non c’è posto per la metafora e si realizza lo scarto sulla propria persona. Secondo Miller, nelle psicosi ordinarie le identificazioni vengono costruite con “cianfrusaglie da rigattiere”. Ma se nella psicosi il soggetto è rimasto ingabbiato nell’Immaginario senza poter accedere al Simbolico, le psicosi ordinarie ci fanno riflettere sul fatto che, il Nome del Padre è invece un predicato, ovvero un elemento specifico in mezzo ad altri per uno specifico soggetto (Miller, 1998) e che di conseguenza, risulta più complesso e difficile diagnosticare una psicosi ordinaria. 

 

Bibliografia.

Green, A. (1992), La psicosi bianca. Psicoanalisi di un colloquio. Borla edizioni.

Lacan, J. (1955/56), Il seminario. Libro III. Le psicosi. Einaudi

Lacan, J. (1974), Scritti. Einaudi

Miller, J. A. (2009), Effetto di ritorno sulla psicosi ordinaria, in La Psicoanalisi, n. 45, Astrolabio.

Žižek, S. (2018), Il trash sublime. Mimesis edizioni

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