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Dott. Angelo Villa

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Riflessi digitali del narcisismo, tra mito, arte e social media

2024-03-25 22:25

di Veronica Giglio

FORT-DA numero 2/2024,

Riflessi digitali del narcisismo, tra mito, arte e social media

di Veronica Giglio

Il narcisismo domina la scena contemporanea sotto ogni punto di vista, richiama costantemente l'attenzione, dando luogo a dibattiti accesi. La sua presenza pervasiva invade gli schermi degli smartphone, in cui diviene la prima rappresentazione immediata e frettolosa dell'umanità digitale. Tuttavia, va notato che il termine "narcisismo" è spesso utilizzato in modo approssimativo, perdendo in parte il suo significato psicologico originario. In questo contesto, emerge la domanda: qual è la ragione dietro l'incessante interesse per la dimensione narcisistica e come si manifesta nella nostra società?


Christopher Lasch, noto storico e sociologo statunitense, ha apportato contributi significativi all'analisi del narcisismo contemporaneo. Ha considerato il narcisismo non solo come un tratto individuale, ma anche come un fenomeno culturale e sociale. Le sue opere hanno esplorato il modo in cui il narcisismo si riflette nella società moderna, influenzando le dinamiche sociali, le relazioni e la psicologia collettiva.
 

Da un punto di vista sociologico, il filosofo Zygmunt Bauman ha introdotto il concetto di "modernità liquida" per descrivere la trasformazione della società contemporanea contraddistinta dall'individualismo, dalla competizione e dall'accentuata affermazione di sé. Questa modernità "liquida" evidenzia la fluidità e l'incertezza delle dinamiche sociali, che creano una società individualizzata, flessibile e governata da forze come il consumismo e il narcisismo.
 

In una società caratterizzata dall'effimero e dai consumi, l'autostima spesso si basa sulla visibilità e sull'approvazione esterna piuttosto che su una sana autostima basata sulla lealtà. I valori veicolati attraverso i social media sembrano favorire l'apparenza a discapito della sostanza: un'apparenza che promuove la superficialità rispetto alla profondità d'animo. Questa tendenza porta l'uomo moderno a cercare visibilità come mezzo per emergere dall'anonimato, e alimenta la perenne ricerca di riconoscimento e approvazione nella società digitale.
 

L'incessante desiderio di successo spinge molte persone a cercare consenso sui social network, in mondi virtuali che incentivano la creazione di realtà illusorie. Questi mondi, malleabili e ingannevoli, consentono a chiunque di presentare una versione idealizzata di sé, esaltando solo le caratteristiche positive; ciò può portare a una spettacolarizzazione della vita, che trasforma l'esperienza personale in una narrazione costantemente curata e amplificata.
 

Commenti, like e condivisioni alimentano un senso di onnipotenza e grandiosità, e così comportamenti individuali diventano autentici fenomeni sociali, dove dinamiche di auto-affermazione hanno bisogno di una continua validazione digitale.
 

Ma il narcisismo non è certo tema del contemporaneo: sono innumerevoli le opere artistiche e letterarie create e influenzate nei secoli dal tema del narcisismo; esse ci offrono una testimonianza eloquente sulla persistente rilevanza storica di questa tematica. 
 

La parola "narcisismo" affonda le sue origini nella mitologia greca, di cui esistono diverse varianti del mito, anche se la versione più nota è quella narrata da Ovidio nelle Metamorfosi.
Secondo il poeta latino Ovidio, il giovane, bellissimo Narciso, dopo aver respinto le attenzioni della ninfa Eco, chinandosi a bere ad una fonte, scorge la propria immagine riflessa. E mentre placava la sete con l'acqua, un’altra sete cresceva: rapito dalla vista di un’altra forma, la propria, comincia ad amare una speranza irreale, crede corpo ciò che è riflesso.
Narciso si innamora perdutamente di quella stessa figura “desidera soltanto sé stesso, loda e viene lodato, brama ed è bramato”. Ma quando si chinò per accarezzare il bel giovane riflesso nella fonte, l’oggetto del suo amore naturalmente si infranse.
Nel racconto di Ovidio, Narciso finisce per capire di essersi innamorato soltanto di sé stesso, ma la comprensione arriva troppo tardi, e lo porta a consumarsi fino alla morte. Quando giunsero per seppellirlo, non trovarono un corpo, ma solo il fiore bianco e dorato che oggi chiamiamo narciso.
 

Da questo mito deriva l’attuale termine “narcisismo”, da cui Freud ha sviluppato il concetto nella psicoanalisi. Nel suo saggio del 1914 "Introduzione al Narcisismo", Freud spiega come il narcisismo rappresenti una fase normale dello sviluppo psicosessuale, ma può diventare patologico quando il soggetto abbandona ogni interesse verso il mondo esterno, concentrandosi esclusivamente su sé stesso. Questo atteggiamento può portare a sovrainvestimenti dell'Io, manifestandosi in manie di grandezza e rendendo il soggetto incapace di amare in modo sano, poiché la sua attenzione è eccessivamente focalizzata sulla propria persona.
 

Jacques Lacan, psicoanalista francese, ha introdotto il concetto di "stadio dello specchio" per descrivere l'esperienza del bambino di fronte a uno specchio, quando scorge la propria immagine riflessa e reagisce esattamente come Narciso. Il bambino crede di vedere una realtà a sé che può afferrare, e si accorge soltanto dopo che si tratta invece della propria immagine riflessa. Lacan utilizza il mito come una sorta di analogia per esplorare il processo di identificazione e la formazione dell'Io, sottolineando il ruolo cruciale dello specchio come strumento simbolico nella costruzione dell'immagine di sé nel bambino.
 

Spostandosi dal contesto psicoanalitico, il mito di Narciso è stato interpretato in varie chiavi nel corso della storia. La più grande interpretazione nel mondo antico è quella neoplatonica di Plotino nel suo trattato “Sul Bello”, e pur senza neppur nominarlo esplicitamente, conformemente all’ontologia neoplatonica, mette in guardia chi come Narciso si lascia ingannare dalle apparenze esteriori e si affretta dietro alle bellezze dei corpi senza comprendere la loro vera natura di mere «immagini, orme ed ombre». Questo trattato si configura come una metafora filosofica del mito di Narciso, lanciando una critica sull'illusorietà delle apparenze e sull'incessante ricerca della verità al di là del mondo sensibile.
 

Diversi scrittori e artisti hanno dato nuova vita al mito attraverso le loro opere. Oscar Wilde, nel suo romanzo "Il ritratto di Dorian Gray", offre una rilettura moderna del culto di Narciso. Il libro narra la storia di un giovane incredibilmente bello, ritratto in un quadro che invecchia al suo posto; il rapporto morboso che Dorian sviluppa con la sua immagine dipinta, da cui è sia disgustato che inconsciamente attratto, evoca inevitabilmente la figura mitologica; il ritratto di Dorian può senz'altro essere equiparato allo specchio d'acqua che riflette l'immagine del bel Narciso. 
 

Caravaggio interpreterà il mito classico in una delle sue opere più famose di sempre, caratterizzata dal sapiente uso di luci e ombre, che contribuiscono a plasmare una rappresentazione straordinariamente realistica del riflesso nell'acqua. 
L’opera, intitolata “Narciso”, cattura l'essenza del mito, dipingendo il protagonista nel momento in cui si specchia in una fonte. La scena evoca il desiderio palpabile di Narciso, il quale, inconsapevole della sua tragica sorte, ricerca con fervore l'immagine riflessa, ignaro di essere stato catturato soltanto dal proprio riflesso. 
 

Salvador Dalì raffigura il mito in uno scenario surrealista; l’artista ritrae Narciso che muore e si fossilizza, la cui immagine è rappresentata come un’ambigua relazione tra illusione e realtà, verità e inganno. Dalì traduce le teorie freudiane, da cui era profondamente influenzato, in un linguaggio pittorico che offre una visione unica delle dinamiche del narcisismo, del desiderio di sé e delle complesse forze psicologiche che plasmano l'identità umana.
La sua opera "La metamorfosi di Narciso" non è solo un dipinto, ma anche poesia, opera letteraria; le due forme d'arte convergono per creare un'esperienza artistica più profonda, in cui la visione surreale e il pensiero psicoanalitico si fondono attraverso pittura e parola: 

“Narciso si annulla nella vertigine cosmica
dove nel più profondo
canta
la sirena fredda e dionisiaca della sua stessa immagine.
Il corpo di Narciso si svuota e si perde nell’abisso del suo riflesso,
come la clessidra che non verrà capovolta
…Narciso tu sei così immobile
che si direbbe che tu dorma”

L’importanza del narcisismo si manifesta attraverso la persistente presenza del tema nella produzione artistica e letteraria umana. Tuttavia, la sua influenza nel mondo moderno presenta sfumature diverse rispetto al passato, evidenziando dinamiche sociali e culturali contemporanee.
In passato, il narcisismo è stato spesso celebrato come elemento di bellezza, riflessione e contemplazione; artisti e scrittori, hanno interpretato il mito di Narciso come una ricerca estetica e filosofica della perfezione, esplorando l'amore di sé e il desiderio di bellezza.
 

La figura di Narciso ha attraversato i secoli, giungendo all'era digitale, dando vita al Narciso 2.0 che ammira il proprio riflesso nel contemporaneo specchio d'acqua: il selfie.
Il narcisismo dunque non ispira più, ma è limitato all'autoreferenzialità: un riflesso contemporaneo che incarna l’Io che si alimenta esclusivamente dall'amore per sé stesso, estraniandosi dal mondo circostante.
La vita osservata attraverso questo filtro narcisistico può condurre a un distacco emotivo, ad una mancanza di empatia e una limitata capacità di comprendere e apprezzare l'amore per gli altri.
 

ll Narciso 2.0, incapace di distinguere chiaramente sé stesso, si perde nel confine tra il mondo reale e quello immaginario. Il selfie riflette non solo l'immagine fisica, ma anche la visione costruita; questa
fusione ambigua e confusa tra autenticità e artificio, porta a una perdita della percezione della distinzione tra ciò che è autentico e ciò che è costruito, tra ciò che è reale e ciò che è virtuale.
 

In un'epoca in cui l'affermazione individuale e la ricerca di approvazione trovano principalmente espressione attraverso i mezzi digitali, il narcisismo assume forme senza precedenti, sollevando interrogativi critici sulla natura della nostra società e dell'identità personale. La vera sfida contemporanea consiste nel preservare un senso di sé che vada al di là delle apparenze, abbracciando la bellezza intrinseca e complessa dell'essere umano. Solo coltivando un'autenticità interiore possiamo navigare con successo attraverso le correnti digitali senza perdere la connessione con la realtà e con la nostra vera essenza.

 

Bibliografia

Christopher Lasch, La cultura del narcisismo. L’individuo in fuga dal sociale in un’età di disillusioni collettive, Neri Pozza Editore, 2020.
Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Laterza, 2002.
Ovidio, Le metamorfosi, BUR, 2016.
Sigmund Freud, Introduzione al narcisismo, Bollati Boringhieri, 2023.
Jacques Lacan, Il Seminario, Libro I: Gli Scritti Tecnici di Freud (1953-1954), Piccola Biblioteca Einaudi, 2014.
Plotino, Enneadi, Mondadori, 2008.
Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, Mondadori, 2012. 

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